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Il 2 maggio 2006 un vastissimo indirizzario si vede recapitare una e-mail con oggetto: “Police officer killed in Berlin?”. Nella email, Hans Bernhard sembra inoltrare ai suoi contatti un messaggio ricevuto da una certa Barbara Alex, che gli allega un video girato col cellulare a Berlino durante le manifestazioni del 1 maggio: una scena confusa e a bassa risoluzione, ma in cui si individuano dei teppisti incappucciati che picchiano a sangue un poliziotto per le strade della città. UBERMORGEN.COM rivendica questo presunto “found footage” come opera d'arte, una sorta di ready-made che intitola Foriginal Media Hack no. 1, Web 2.0. In realtà la storia del video – pubblicato su Google Videos e Youtube, e che lascia sconcertati molti spettatori – è ben diversa. L'operazione viene pianificata da UBERMORGEN.COM in collaborazione con Alister Mazzotti di Mazzotti Action, un team di stuntman. Mentre Mazzotti Action gira il video, Hans Bernhard concettualizza l'azione mediatica, inventandosi un personaggio fittizio (Barbara Alex), esplorando la blogosfera, scrivendo il testo dell'email: “Deve restare semplice, ma con un alto livello di ambiguità. Questo aprirebbe a diverse possibilità di comprensione (non solo se credere alla storia o no; si tratta di portare la storia ad un livello in cui la storia diventa una storia perchè è una storia, un prodotto facile da vendere, diciamo)”, scrive nel dettagliato protocollo che descrive l'azione. Alla fine decide di rivendicare il video “trouvée” come opera d'arte, aggirando abilmente il lettore che potrebbe essere indotto dal coinvolgimento di UBERMORGEN.COM a pensare a un falso mediatico. Così, una email, un telefono cellulare e un utilizzo consapevole dei meccanismi di rete riescono a mettere in scacco i media: “Puro Media Hacking: nessuna etica, nessun contenuto, nessun messaggio. Si tratta semplicemente di infiltrare i mass media con strumenti low-tech (email, cellulari, web/blog) e dati ambigui. Questa azione è la semplice e chiara messa in atto di questa missione, un esperimento all'interno di questa cornice concettuale, fondendo realtà e finzione.”
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